I primi mesi del 2021 saranno segnati da un’intensificazione delle udienze e dall’apertura di nuovi processi per i procedimenti giudiziari che coinvolgono compagn* delle varie realtà di movimento livornesi.
Ad essere posta sotto processo è la quotidiana attività politica e sociale di decine di persone, sono le pratiche di lotta di collettivi, gruppi politici, spazi autogestiti, organizzazioni sindacali. Si parla dell’attività del movimento di lotta per la casa, che in questi anni ha permesso a centinaia di persone di avere un tetto sopra la testa; della lotta alla speculazione per la riappropriazione e l’autogestione degli spazi verdi in città, come nel caso degli Orti Urbani; ma anche della rivendicazione della libertà di manifestazione e di espressione, come nel caso dei fatti del dicembre 2012 in Piazza Cavour e delle cariche di polizia per rimuovere lo striscione di Effetto Refugio nell’estate 2018.
Anche l’attività antifascista è stata posta sotto processo con particolare zelo. Un esempio è il processo per manifestazione non autorizzata nei confronti di quattro compagn* per un semplice volantinaggio contro il fascista Alemanno, quando si presentò a Livorno al Grand Hotel Palazzo nel luglio 2017. Tra gli imputati in questo caso c’è anche un compagno del Collettivo Anarchico Libertario.
Altro processo all’antifascismo è quello che vede 42 persone imputate, dai minorenni agli ultrasettantenni, per la contestazione del febbraio 2018 a Giorgia Meloni, venuta a Livorno a fare propaganda per il suo partitino fascista, Fratelli d’Italia. Pochi giorni prima a Macerata un fascista candidato l’anno precedente per la Lega feriva 6 persone nere sparando dalla sua auto per le strade della città nel tentativo di compiere una strage razzista. Meloni fu tra coloro che negarono ogni matrice razzista e fascista dell’attacco, definendo Luca Traini, lo sparatore, come uno “squilibrato”. In tutto il paese si assisteva a una forte mobilitazione antifascista, i comizi e le iniziative elettorali della Lega e di Fratelli d’Italia per le elezioni legislative venivano contestate in ogni città. Anche a Livorno, il 13 febbraio, la passerella che la Meloni sperava di fare in Piazza Garibaldi fu vivacemente contestata. Quella piazza e il quartiere popolare alle sue spalle, dove molte persone vivono alla giornata, è da anni al centro delle attenzioni dei partiti della destra fascista che, alla disperata ricerca di consensi, giocano la carta del razzismo sostenendo quei commercianti e quei proprietari che vedono nell’espulsione della parte più povera degli abitanti del quartiere, la panacea per i propri affari e speculazioni. In questi anni però le passerelle dei vari politici razzisti su queste strade sono più o meno sempre finite tra le contestazioni.
Anche nel febbraio 2018, nonostante l’arrivo della Meloni fosse stato annunciato dai giornali solo quella stessa mattina, oltre duecento persone si ritrovarono spontaneamente nella piazza e nelle strade circostanti per far capire che personaggi come quelli non erano graditi, specie in un quartiere dalle forti radici antifasciste. Le autorità hanno voluto punire chi è sceso in piazza denunciando 42 persone per adunata sediziosa, resistenza e altri reati minori, nonostante la contestazione, forte e vivace, si sia sempre mantenuta sul piano verbale. Inizialmente il Tribunale di Livorno aveva emesso per tutt* dei decreti penali di condanna, rito che, salvo opposizione, elimina ogni possibilità di difesa e dibattimento dal momento che viene emessa in anticipo alla fase di giudizio una condanna pecuniaria. In questo caso 42 antifascist* erano stat* condannat* a pagare un totale di 200000 euro. Quasi tutte le persone imputate hanno presentato opposizione al decreto, pertanto si deve svolgere un processo la cui prima udienza, inizialmente prevista per lo scorso 11 novembre, è fissata al 3 marzo 2021. Anche quattro compagn* della Federazione Anarchica Livornese e del Collettivo Anarchico Libertario sono imputat*.
Gli antifascisti sotto processo rivendicano la libertà di espressione e di contestazione, di fonte ad una vera e propria provocazione nei confronti della città e del quartiere popolare che è stato teatro dell’episodio. Per molti antifascisti è una provocazione la stessa esistenza di un partito, Fratelli d’Italia, che ha nel simbolo la fiamma che esce dalla tomba di Benito Mussolini, il capo di quella associazione a delinquere che fu il fascismo.
Per sostenere gli imputati e far fronte ai procedimenti repressivi in corso a Livorno, è stato aperto un crowdfounding a questo indirizzo:
https://www.gofundme.com/f/effetto-refugio/donate
La solidarietà è un’arma, usiamola!
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
14/12/2020